Il "gene Jolie", una mutazione del gene Brca, aumenta fino ad 8 volte il rischio di comparsa di tumore, ma non aumenta le probabilità di morte rispetto a chi contrae il tumore senza mutazione genetica.
L'équipe coordinata da Diana Eccles, dell'università di Southampton, ha seguito per 10 anni le cartelle cliniche appartenenti a 2.733 donne comprese tra i 18 e i 40 anni che avevano già avuto una diagnosi di cancro al seno. Dopo 10 anni non sono sopravvissute 651 donne e si è dimostrato che il tasso di mortalità è identico per entrambe le categorie di donne, con la mutazione o senza.
Il gene BRCA1 mutato non aumenta il rischio di morire di cancro al seno, ma 'solo' di ammalarsi. Il 12% di queste donne aveva la mutazione. "Spesso si tratta di donne di 20-30 anni, per cui una mastectomia può essere molto difficile, anche ad esempio in previsione di una gravidanza" - sottolinea Ciardiello, che è past president dell'Esmo, la società europea di oncologia medica - "per questo è importante che si conoscano bene tutte le alternative". La consapevolezza dei risultati di questo studio potrebbe far propendere di più verso l'atteggiamento di 'vigile attesa', soprattutto tenendo conto del fatto che oggi il tumore al seno è curabile nel 90% dei casi. A rendere più difficile la scelta, spiega l'esperto, c'è anche la giovane età delle pazienti.